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1. "Male Lingue" (americane) di Giovanni Tuzet - 29/05/2010
Recensione di Zairo Ferrante
Opera riproposta in versione on-line da Futurist-edition
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“Male Lingue” è frutto dell'indiscusso ingegno di Giovanni Tuzet, scrittore milanese d'adozione ma originario di Cento (FE) già noto a livello nazionale per altri libri e pubblicazioni anche didattico/scientifiche.
Tuzet, oltre ad essere Assistant Professor di Filosofia del diritto presso l'Università Bocconi di Milano, è da poco diventato ricercatore nazionale per il “Laboratorio di Letteratura Futurista (LLF)” curato dall'AIT ed è proprio in tale ambito che ci ripropone in una versione del tutto libera (edita on-line da Futurist-edition) la sua raccolta “Male lingue” che contiene poesie composte in America, a New Haven, fra l’ottobre e il dicembre del 2008 e già pubblicate nell'omonimo volume cartaceo per il Circolo culturale Menocchio (Pordenone 2009).
Opera deliziosamente innovativa, in cui la lingua viene trasformata, modificata ed inventata, senza per questo perdere la sua capacità comunicativa.
Anzi è proprio dove termina la "correttezza" linguistica che secondo me nasce la poesia.
Infatti, pur non decifrando a pieno il codice comunicativo che l'autore utilizza, il lettore non si smarrisce mai, al contrario il messaggio arriva netto e puntuale al cuore bypassando il filtro della mente e dei comuni canoni d'apprendimento.
A conferma di quanto appena detto, basta leggere la traduzione che segue ogni componimento per esclamare con felice compostezza: ah, allora avevo capito?
Insomma "Male Lingue" è un'opera “essenzialmente” poetica in cui le immagini, i suoni ed i fonemi comunicano molto di più delle stesse parole, un'opera coraggiosa, un'opera divertente e curiosa che spiega la fama ed esalta l'intelligenza del sempre-brillante scrittore Centese.
hay un’altra cosa che mi sorprendi
in this grande pays:
li cjasis, ont un respiro
uno spazio
che puedin i brazi slargjâ
e distirasi a plasè come olio.
invesi cà di nò si rangin ingrumas
e stricas, l’una sora l’altra
fitte like a bunch
come un grappolo
c’è un’altra cosa che mi sorprende / in questo grande paese: / le case, hanno un respiro / uno spazio / che possono allargare le braccia / e stirarsi a piacere come olio. / mentre da noi si fanno ammassate / e strette, l’una sopra l’altra / fitte like a bunch / come un grappolo
Per leggere gratutamente l'e-book [ + ]
Tuzet, oltre ad essere Assistant Professor di Filosofia del diritto presso l'Università Bocconi di Milano, è da poco diventato ricercatore nazionale per il “Laboratorio di Letteratura Futurista (LLF)” curato dall'AIT ed è proprio in tale ambito che ci ripropone in una versione del tutto libera (edita on-line da Futurist-edition) la sua raccolta “Male lingue” che contiene poesie composte in America, a New Haven, fra l’ottobre e il dicembre del 2008 e già pubblicate nell'omonimo volume cartaceo per il Circolo culturale Menocchio (Pordenone 2009).
Opera deliziosamente innovativa, in cui la lingua viene trasformata, modificata ed inventata, senza per questo perdere la sua capacità comunicativa.
Anzi è proprio dove termina la "correttezza" linguistica che secondo me nasce la poesia.
Infatti, pur non decifrando a pieno il codice comunicativo che l'autore utilizza, il lettore non si smarrisce mai, al contrario il messaggio arriva netto e puntuale al cuore bypassando il filtro della mente e dei comuni canoni d'apprendimento.
A conferma di quanto appena detto, basta leggere la traduzione che segue ogni componimento per esclamare con felice compostezza: ah, allora avevo capito?
Insomma "Male Lingue" è un'opera “essenzialmente” poetica in cui le immagini, i suoni ed i fonemi comunicano molto di più delle stesse parole, un'opera coraggiosa, un'opera divertente e curiosa che spiega la fama ed esalta l'intelligenza del sempre-brillante scrittore Centese.
hay un’altra cosa che mi sorprendi
in this grande pays:
li cjasis, ont un respiro
uno spazio
che puedin i brazi slargjâ
e distirasi a plasè come olio.
invesi cà di nò si rangin ingrumas
e stricas, l’una sora l’altra
fitte like a bunch
come un grappolo
c’è un’altra cosa che mi sorprende / in questo grande paese: / le case, hanno un respiro / uno spazio / che possono allargare le braccia / e stirarsi a piacere come olio. / mentre da noi si fanno ammassate / e strette, l’una sopra l’altra / fitte like a bunch / come un grappolo
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