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4. Futurismo e Linguaggio - 12/03/2010
La Parola Futurismo nell'era postumana: da Marinetti ai Futurologi
di Roberto Guerra
In Italia, si sa, certo archetipo culturale dominante, paleoumanista, veterocomunista, archeocattolico, che risale ancora agli hardware (anche dialettici..ma ora altra questione) dei vari San Tommaso D'Aquino, Benedetto Croce e Antonio Gramsci ( e purtroppo anche i cattivi maestri del 68 0 77), tutt'oggi ostile all'umanesimo scientifico nelle sue democratiche variabili, ha effetti negativi anche in senso molto pragmatico, nel linguaggio e nella comunicazione.
Un esempio clamoroso, pochissimo analizzato, è la parola Futurismo: in Italia, salvo alcuni addetti ai lavori, è percepita esclusivamente in relazione all'avanguardia italiana di Marinetti e nelle sue articolazioni analoghe artistiche internazionali.
Ovviamente, la matrice resta questa: ma, a partire dagli anni 50 del secolo scorso, la parola è globalmente debordata dalla sfera squisitamente estetica: la cosiddetta futurologia in America e nei paesi anglosassoni (ma praticamente in tutto il mondo, tranne in Italia, il ché è incredibile) è chiamata soprattutto Futurismo e i futurologi ...Futuristi, Futurist.
Né si tratta di una mera coincidenza, come spesso ancora alcuni affermano. Il Futurismo in quanto tale, come movimento artistico, pur già anche diffuso negli anni storici dell'avanguardia italiana, oltre oceano è stato conosciuto soprattutto all'indomani della fine della seconda guerra mondiale.
In Italia, i vari Argan (“ Il futurismo, movimento provinciale”!) e altri geni, per questioni meramente ideologiche-esempi di pensiero acritico e neoconformismo inequivocabili!- lasciarono dissipare gran parte del patrimonio futurista, finito, per altre vie, collezionisti e-o musei eccetera (non ultimo anche certo saggio esilio...degli eredi di Balla o di Marinetti ad esempio) appunto all'estero, anche in Usa: fenomeno ironicamente “luminoso” della cultura italiana recentemente sottolineato dallo stesso Giordano Bruno Guerri.
E in America, vuoi per questa coincidenza mediatica e conoscitiva del Futurismo, vuoi per la contemporanea nascita della nuova scienza futurologica, i pionieri dell'arte della previsione sociale, tacito o meno, consapevoli spesso comunque della matrice futurista italiana, via via optarono proprio per le parole Futurismo e Futurist, più pregnanti e incisive di Futurologia o futurologi, perlomeno alternative. I celebri Istituti stesso del Futuro diffusi in Europa (Robert Jungk...) nel secondo novecento furono battezzati Futurist!
Insomma, da Marvin Minsly a Robert Jungk a Bertrand de Jouvenel a Alvin Toffler a Marshall Mc Luhan, agli stessi Asimov e gli scrittori di science fiction, fino agli stessi Bill Gates e Nicholas Negroponte e in particolare Derrick De Kerckhove, erede di McLuhan (ne dirige anche il Laboratorio...attuale), la parola Futurismo è sinonimo di futurologia: ripetiamo, nella consapevolezza generalizzata, tacito o meno della matrice stessa futurista italiana, artistica. Sempre recentemente, non a caso, proprio De Kerckhove e lo stesso Giordano Bruno Guerri hanno duellato, quasi, criticamente, proprio sui media televisivi nazionali ...sul Futurismo, ala letteraria il secondo, ala postInternet il secondo, più o meno la nostra tesi come LLF (il neonato Laboratorio della letteratura Futurista, lanciato dal Movimento Transumanista – AIT) nelle sue ali robotista e dinanimista, tra la stessa nuova password futurista e futurologica cosiddetta transumanista.
Proprio quest'ultima nuova futurologia italiana e internazionale ha riportato alla luce del Sole la storia della parola Futurismo nella sua evoluzione linguistica: da Riccardo Campa e Stefano Vaj, noi stessi e altri (si veda Divenire 3 Futurismi con lo stesso Graziano Cecchini), allo stesso Max More (Verso una filosofia futurista), ai vari Antonio Saccoccio e Ugo Spezza.
In Italia, invece, bisogna significativamente ancora sempre spiegare tale reinvenzione contemporanea della Parola. Soltanto la diffusione di tale dinanimismo, quasi un dinanimismo (vedi il collega Ferrante), linguistico, per la necessaria Gestalt comunicativa, per superare lo stolto letteralismo, paradossale!, della casta culturale italiana, sempre attardata e fondamentalmente passatista, ancor più di un secolo fa..., necessariamente lentista (così va l'evoluzione sociale rispetto a quella tecnoscientifica o artistica...), farà tabula rasa, prima o poi, di tale gap linguistico.
Dinanimismo anziché Dinamismo, coglie bene una delle leggi della comunicazioni di massa: laddove la comunicazione meramente razionale e esatta, anche se ineccepibile, non persuade i cuori della gente ( e dei critici d'arte o dei filologi... dei giornalisti o delle masse tout court), è invece la parola come mito senza mitologia (secondo le intuizioni degli stessi McLuhan, Hillman e Barthes e Baudrillard o altri mediologi o psicologi), la password più rapida.
Infine : un punto fondamentale. Tale equazione anche storica , linguistica, tra futurismo e futurologia, tutt'oggi appare a taluni arbitraria. In ogni caso, al di là della matrice artistica consapevole o meno tra i futurologi (noi riteniamo di sì come visto, almeno in gran parte, si veda anche il bellissimo saggio di Gino Agnese su McLuhan e il Futurismo), sono indicative e indiscutibili le pagine dei vari Harold Bloom o persino del Jung, psicologo e futurologo... e transumanista ante litteram, sull'influenza culturale come effetto farfalla e-o domino, o via archetipi, inconscio collettivo.
Per le scienze umane come il Futurismo... o l'ala stessa letteraria o artistica transumanista, il metodo, piaccia o meno, è già scientifico così! La condizione umana assai complessa non è ancora riducibile solo alle scienze pure esatte cosiddette, (almeno storicamente), né l'immaginario o l'immaginazione come ciberspazio mentale nel suo divenire.
Tra l'altro, chi nega tali dinamismi o dinaminismi non lineari (ma anche causa-effetto a ben vedere), storico-culturali, in nome di certi giochi linguistici appare proprio in flagrante contraddizione. Presuppongono tali spiriti attardati… proprio l'influenza storico-culturale, ma la circoscrivono a livello riduzionista, extracomplessità, mancando pertanto la Gestalt giusta!
Infine, interessante, invece: proprio anche nella fantascienza italiana, nella musica pop techno, nei cultori di certa cibercultura nascente, a differenza dei Dotti Asini accademici, è prassi, ormai, l'uso della parola Futurismo nella sua accezione più evoluta, nel senso di quanto qua espresso e analizzato...
Un esempio clamoroso, pochissimo analizzato, è la parola Futurismo: in Italia, salvo alcuni addetti ai lavori, è percepita esclusivamente in relazione all'avanguardia italiana di Marinetti e nelle sue articolazioni analoghe artistiche internazionali.
Ovviamente, la matrice resta questa: ma, a partire dagli anni 50 del secolo scorso, la parola è globalmente debordata dalla sfera squisitamente estetica: la cosiddetta futurologia in America e nei paesi anglosassoni (ma praticamente in tutto il mondo, tranne in Italia, il ché è incredibile) è chiamata soprattutto Futurismo e i futurologi ...Futuristi, Futurist.
Né si tratta di una mera coincidenza, come spesso ancora alcuni affermano. Il Futurismo in quanto tale, come movimento artistico, pur già anche diffuso negli anni storici dell'avanguardia italiana, oltre oceano è stato conosciuto soprattutto all'indomani della fine della seconda guerra mondiale.
In Italia, i vari Argan (“ Il futurismo, movimento provinciale”!) e altri geni, per questioni meramente ideologiche-esempi di pensiero acritico e neoconformismo inequivocabili!- lasciarono dissipare gran parte del patrimonio futurista, finito, per altre vie, collezionisti e-o musei eccetera (non ultimo anche certo saggio esilio...degli eredi di Balla o di Marinetti ad esempio) appunto all'estero, anche in Usa: fenomeno ironicamente “luminoso” della cultura italiana recentemente sottolineato dallo stesso Giordano Bruno Guerri.
E in America, vuoi per questa coincidenza mediatica e conoscitiva del Futurismo, vuoi per la contemporanea nascita della nuova scienza futurologica, i pionieri dell'arte della previsione sociale, tacito o meno, consapevoli spesso comunque della matrice futurista italiana, via via optarono proprio per le parole Futurismo e Futurist, più pregnanti e incisive di Futurologia o futurologi, perlomeno alternative. I celebri Istituti stesso del Futuro diffusi in Europa (Robert Jungk...) nel secondo novecento furono battezzati Futurist!
Insomma, da Marvin Minsly a Robert Jungk a Bertrand de Jouvenel a Alvin Toffler a Marshall Mc Luhan, agli stessi Asimov e gli scrittori di science fiction, fino agli stessi Bill Gates e Nicholas Negroponte e in particolare Derrick De Kerckhove, erede di McLuhan (ne dirige anche il Laboratorio...attuale), la parola Futurismo è sinonimo di futurologia: ripetiamo, nella consapevolezza generalizzata, tacito o meno della matrice stessa futurista italiana, artistica. Sempre recentemente, non a caso, proprio De Kerckhove e lo stesso Giordano Bruno Guerri hanno duellato, quasi, criticamente, proprio sui media televisivi nazionali ...sul Futurismo, ala letteraria il secondo, ala postInternet il secondo, più o meno la nostra tesi come LLF (il neonato Laboratorio della letteratura Futurista, lanciato dal Movimento Transumanista – AIT) nelle sue ali robotista e dinanimista, tra la stessa nuova password futurista e futurologica cosiddetta transumanista.
Proprio quest'ultima nuova futurologia italiana e internazionale ha riportato alla luce del Sole la storia della parola Futurismo nella sua evoluzione linguistica: da Riccardo Campa e Stefano Vaj, noi stessi e altri (si veda Divenire 3 Futurismi con lo stesso Graziano Cecchini), allo stesso Max More (Verso una filosofia futurista), ai vari Antonio Saccoccio e Ugo Spezza.
In Italia, invece, bisogna significativamente ancora sempre spiegare tale reinvenzione contemporanea della Parola. Soltanto la diffusione di tale dinanimismo, quasi un dinanimismo (vedi il collega Ferrante), linguistico, per la necessaria Gestalt comunicativa, per superare lo stolto letteralismo, paradossale!, della casta culturale italiana, sempre attardata e fondamentalmente passatista, ancor più di un secolo fa..., necessariamente lentista (così va l'evoluzione sociale rispetto a quella tecnoscientifica o artistica...), farà tabula rasa, prima o poi, di tale gap linguistico.
Dinanimismo anziché Dinamismo, coglie bene una delle leggi della comunicazioni di massa: laddove la comunicazione meramente razionale e esatta, anche se ineccepibile, non persuade i cuori della gente ( e dei critici d'arte o dei filologi... dei giornalisti o delle masse tout court), è invece la parola come mito senza mitologia (secondo le intuizioni degli stessi McLuhan, Hillman e Barthes e Baudrillard o altri mediologi o psicologi), la password più rapida.
Infine : un punto fondamentale. Tale equazione anche storica , linguistica, tra futurismo e futurologia, tutt'oggi appare a taluni arbitraria. In ogni caso, al di là della matrice artistica consapevole o meno tra i futurologi (noi riteniamo di sì come visto, almeno in gran parte, si veda anche il bellissimo saggio di Gino Agnese su McLuhan e il Futurismo), sono indicative e indiscutibili le pagine dei vari Harold Bloom o persino del Jung, psicologo e futurologo... e transumanista ante litteram, sull'influenza culturale come effetto farfalla e-o domino, o via archetipi, inconscio collettivo.
Per le scienze umane come il Futurismo... o l'ala stessa letteraria o artistica transumanista, il metodo, piaccia o meno, è già scientifico così! La condizione umana assai complessa non è ancora riducibile solo alle scienze pure esatte cosiddette, (almeno storicamente), né l'immaginario o l'immaginazione come ciberspazio mentale nel suo divenire.
Tra l'altro, chi nega tali dinamismi o dinaminismi non lineari (ma anche causa-effetto a ben vedere), storico-culturali, in nome di certi giochi linguistici appare proprio in flagrante contraddizione. Presuppongono tali spiriti attardati… proprio l'influenza storico-culturale, ma la circoscrivono a livello riduzionista, extracomplessità, mancando pertanto la Gestalt giusta!
Infine, interessante, invece: proprio anche nella fantascienza italiana, nella musica pop techno, nei cultori di certa cibercultura nascente, a differenza dei Dotti Asini accademici, è prassi, ormai, l'uso della parola Futurismo nella sua accezione più evoluta, nel senso di quanto qua espresso e analizzato...