3. Transumanesimo e teorie del complotto
[...] A questo punto, è necessario aprire una piccola parentesi, perché l’equivoco è dietro l’angolo. Il transumanesimo di cui parliamo qui non ha nulla a che fare con il transumanesimo immaginario di tante teorie del complotto. Purtroppo, la parola “transumanesimo” viene oggi impropriamente utilizzata per denominare il controllo digitale e biopolitico imposto dalle élite tecnocratiche e globaliste ai popoli del mondo. Potremmo fare mille esempi di quest’uso distorto del termine. L’uso è improprio perché, da un lato, i sostenitori del globalismo tecnocratico non si sono mai detti “transumanisti” e, dall’altro, coloro che si definiscono esplicitamente transumanisti sposano una pluralità di posizioni politiche delle quali ben poche compatibili con il suddetto progetto. Gli estropici e i transumanisti americani provengono in gran parte dalla tradizione dell’anarco-capitalismo o del conservatorismo libertario. Perciò, vedono come anatema ogni progetto tecnocratico che metta in dubbio la sacralità della proprietà privata o la sovranità dell’individuo sul proprio corpo. Si può immaginare quanto sinistra possa suonare alle loro orecchie una frase come «entro il 2030 non possederai nulla e sarai felice». L’eroe degli anarco-transumanisti è Elon Musk, non certo Klaus Schwab. Apparirà sorprendente a chi indulge in semplicistiche dicotomie, ma, durante la pandemia COVID-19, non pochi transumanisti hanno espresso perplessità nei confronti di lockdown, obblighi vaccinali, lasciapassare e altre restrizioni della libertà, pur ritenendo in linea di principio affascinante e promettente la tecnologia a mRNA.
Nel movimento transumanista europeo, notevole è anche la presenza di gruppi di orientamento socialista e technoprog. Sono formazioni favorevoli a una gestione pubblica della sanità e delle tecnologie robotiche. Coerentemente, non lesinano critiche nei confronti del capitalismo neoliberista e del ruolo politico delle multinazionali, ormai più potenti degli stati. Infine, nella variegata galassia transumanista, non mancano componenti identitarie e sovraniste, di nuovo ostili alla tirannia e all’omologazione su scala planetaria imposta da multinazionali onnipotenti. Sia chiaro che nel calderone, magari, si trova pure qualcuno che approva l’agenda di Davos, ma da qui a concludere che i transumanisti sono gli architetti del Great Reset ne passa.
Sarebbe, dunque, auspicabile che i teorici del complotto iniziassero a chiamare le cose con il loro nome, presentando i piani del World Economic Forum, l’agenda della Trilateral, o il Panopticon digitale come istanze di “globalismo tecnocratico”, non di “transumanesimo”. Sempreché essi non reputino “transumanista” qualsiasi visione del mondo che esalti le opportunità offerte dallo sviluppo tecnologico, riducendo così il termine ad antonimo di “luddista”. Detto ancora più chiaramente, i futuristi hanno molte idee in comune con i transumanisti, ma né gli uni né gli altri vogliono installarvi un microchip sottopelle o nel cervello, né spiarvi attraverso gli smartphone e i personal computer, né usare il vostro corpo per fare esperimenti medici. Non diciamo che ciò non stia accadendo. Diciamo che chi è preoccupato per la china che l’uso delle tecnologie sta prendendo dovrebbe puntare il dito contro i veri centri decisionali del pianeta, senza presumere che chiunque sia “tecnofilo” debba necessariamente essere d’accordo con tutti gli usi possibili delle nuove e vecchie tecnologie. Il coltello è un utensile artificiale che può essere usato per tagliare il pane o uccidere un essere umano. Quello che fanno i teorici del complotto è additare come “assassino” chiunque dica che il coltello, quand’anche pericoloso, può essere utile. Non ci illudiamo che questa precisazione sia sufficiente a ridare ai termini il loro significato originario, ma un tentativo lo abbiamo fatto.
(tratto da: Riccardo Campa, Tutto il potere ai cyborg! Pillole di futurismo (1993-2019), Orbis Idearum Press, Krakow 2022, pp. 19-21)
Data ultimo aggiornamento: 16/04/2024